di Salvatore Viglia
Può sembrare scontata la data dell’8 marzo come una ricorrenza tutta al femminile, nella quale tra mimose sgargianti e celebrazioni in rosa, siamo sempre pronti ad evidenziare l’importanza delle donne in tutti i settori della nostra vita. La caduta nel dimenticatoio è dietro l’angolo, fino all’arrivo dell’anno successivo, ma è facile manifestare il plateale rispetto dopo l’indignazione che suscita l’ennesima notizia di violenze d’ogni genere, dentro e fuori le mura domestiche; anzi solitamente si pone l’accento sul non rispetto. Spesso quest’evento viene utilizzato come appuntamento imperdibile, per “banchetti” tutti al femminile, dove si discute di tutto, dimenticandosi di un’occasione di incontro, non solo per ricordare la condizione della donna nell’attuale società, ma anche ricordare figure femminili meritevoli di essere state “la colonna vertebrale” del nostro paese. Volutamente abbiamo atteso la primavera di aprile, come per immortalare questa passata ricorremza, con il ricordo di una donna vissuta tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del secolo scorso: Argentina Altobelli. Chi era costei? Da remoti interrogativi di manzoniane memorie, fino alle odierne del circuito automobilistico, ecco affiorare dalla lontana Imola la personalità di una fanciulla che già dall’età di diciotto anni teneva la sua prima conferenza sull’emancipazione della donna. Nata nel 1866 fu la prima dirigente sindacale e militò nella dirigenza del partito socialista, interessandosi ai problemi economici e sociali, con un particolare interesse al panorama agricolo, formato dai troppo spesso dimenticati contadini, mezzadri e braccianti. E’ facile porsi l’interrogativo su quante persone, in grado di evocare gli anni del primo Novecento, ricordano questa figura femminile. Vicina ad Andrea Costa, nonchè a Bruno Buozzi e Rinaldo Rigola, fu convinta sostenitrice del ruolo di rilievo della donna nella società, impegnandosi anche per la nascita della prima organizzazione sindacale agricola. Fu poi grazie a lei che nacque nel 1919 la Cassa Nazionale delle Assicurazioni Sociali (poi divenuta INPS). Oggi che sempre più si vuole focalizzare l’attenzione verso la riscoperta del benessere, attraverso l’agricoltura biologica, e i settori ad essa collegati, tra la crisi economica e i diritti dei lavoratori, con una previdenza pubblica non più garantista come un tempo, non dimentichiamo un personaggio che con il suo entusiasmo lottò, pur essendo moglie e madre, conseguendo tra le traversie della vita, risultati positivi per i lavoratori, fino a quando nel 1923 decise di ritirarsi dalla vita politica e di stabilirsi nella capitale, dove morì nel 1946.
Fonte: archivio politicamentecorretto.com